Domenica prossima
Monsignor Grillo (uno di quelli che credono che la ceramica possa piangere sangue) e molti cattolici illustri e meno illustri non vogliono dare indicazioni di voto per questo referendum. Sono forse spaesati perché Ruini non ha ancora detto quale deve essere la loro posizione? Altri cattolici lo fanno, e prendono posizione per il Sì. La cosa mi riempe di tristezza.
ADISTA - Nel mondo cattolico sempre più voci prendono posizione per il "No" al prossimo referendum costituzionale. Oltre alle quasi 50 riviste ed associazioni di ispirazione cristiana che hanno aderito all'appello "Per la costituzione" promosso, fra le altre, dalla nostra testata (per adesioni: costituzione@mclink.it), si sono pronunciate per il "No" anche l'Azione Cattolica, le Acli, la Fuci, il Meic, l'Agesci e molte altre realtà della galassia cattolica.
Poche le voci fuori dal coro. Come quella del vescovo di Civitavecchia mons. Girolamo Grillo che ha polemizzato con il cardinal Tettamanzi a seguito della pubblicazione sul sito del settimanale della diocesi di Milano (www.incrocinews.it) di un documento della presidenza diocesana dell'Azione Cattolica contro la riforma costituzionale proposta dal centrodestra. "Personalmente", ha dichiarato mons. Grillo, " non mi sentirei proprio di pubblicare nel settimanale della mia diocesi un pronunciamento su referendum costituzionale. Dai ospitalità ad un movimento e finisci che gli altri t'azzannano, succederebbe il finimondo". "Se la Conferenza episcopale non si è pronunciata", ha aggiunto il vescovo, "bisogna astenersi da qualsiasi posizione ed evitare forzature. Come si fa a dire fate così o cosà? Qui non si parla assolutamente di principi etici, ma della Costituzione".
Riprende il concetto anche il vescovo di Como Alessandro Maggiolini: "I preti facciano i preti e non diano indicazioni di voto, mica sono in ballo questioni legate alla morale o alla fede".
Sulla stessa linea si colloca anche la Compagnia delle Opere, ‘braccio economico' di Comunione e Liberazione. Il comunicato diramato dalla CdO recita: "al di là delle possibili letture, la riforma sottoposta a referendum resta un insieme di norme con alcuni contenuti interessanti e altri discutibili, che la rendono quanto mai inadatta a essere approvata o respinta in toto. Di conseguenza, nessun elettore, nemmeno il più esperto, sarà in grado di dire in modo circostanziato quale sia la sua posizione in merito. E l'astensione la farà da padrona. (…) Se si vuole cambiare, occorre impegnarsi insieme a ridisegnare un assetto di regole condivise che sostengano il rinnovamento dell'Italia; è ciò che molti prefigurano come una nuova fase costituente. Costoro, senza precondizioni, un dialogo e un lavoro lo hanno già iniziato; e nessun monosillabo – certamente il No ancor meno del Sì - potrà fermare il desiderio e lo sforzo di incidere sugli assetti del Paese fino a toccare, per migliorarla, anche la sua dimensione costituzionale".
Comunione e Liberazione prende invece una esplicita posizione per il "Si" attraverso un appello pubblicato dal settimanale Tempi e promosso da Gianni Baget Bozzo e Luigi Amicone: "La nuova Costituzione", si legge sul documento, "stabilisce che la nazione viene prima della Costituzione, la società prima dello Stato, la libertà prima dei suoi vincoli. Elimina il concetto che la società italiana aveva bisogno di essere redenta dal suo passato e che il suo diritto era legittimato solo dall'antifascismo. Con essa i cittadini diventano, con il loro consenso, il principio della decisione, il popolo e la sua libertà sono la Costituzione vivente. Finisce la partitocrazia, cioè la concezione che il popolo diviene libero cedendo ai partiti la scelta delle decisioni. Cade il concetto che solo i partiti che hanno votato la Costituzione del '48 sono legittimati a interpretarla ed eventualmente a mutarla". I primi firmatari dell'appello sono: Roberto Formigoni, Giancarlo Galan, Mario Mauro, Maurizio Lupi, Giovanni Cantoni, Marta Sordi, Santo Versace, Franco Zeffirelli, Giuliano Ferrara, Maurizio Belpietro.
ADISTA - Nel mondo cattolico sempre più voci prendono posizione per il "No" al prossimo referendum costituzionale. Oltre alle quasi 50 riviste ed associazioni di ispirazione cristiana che hanno aderito all'appello "Per la costituzione" promosso, fra le altre, dalla nostra testata (per adesioni: costituzione@mclink.it), si sono pronunciate per il "No" anche l'Azione Cattolica, le Acli, la Fuci, il Meic, l'Agesci e molte altre realtà della galassia cattolica.
Poche le voci fuori dal coro. Come quella del vescovo di Civitavecchia mons. Girolamo Grillo che ha polemizzato con il cardinal Tettamanzi a seguito della pubblicazione sul sito del settimanale della diocesi di Milano (www.incrocinews.it) di un documento della presidenza diocesana dell'Azione Cattolica contro la riforma costituzionale proposta dal centrodestra. "Personalmente", ha dichiarato mons. Grillo, " non mi sentirei proprio di pubblicare nel settimanale della mia diocesi un pronunciamento su referendum costituzionale. Dai ospitalità ad un movimento e finisci che gli altri t'azzannano, succederebbe il finimondo". "Se la Conferenza episcopale non si è pronunciata", ha aggiunto il vescovo, "bisogna astenersi da qualsiasi posizione ed evitare forzature. Come si fa a dire fate così o cosà? Qui non si parla assolutamente di principi etici, ma della Costituzione".
Riprende il concetto anche il vescovo di Como Alessandro Maggiolini: "I preti facciano i preti e non diano indicazioni di voto, mica sono in ballo questioni legate alla morale o alla fede".
Sulla stessa linea si colloca anche la Compagnia delle Opere, ‘braccio economico' di Comunione e Liberazione. Il comunicato diramato dalla CdO recita: "al di là delle possibili letture, la riforma sottoposta a referendum resta un insieme di norme con alcuni contenuti interessanti e altri discutibili, che la rendono quanto mai inadatta a essere approvata o respinta in toto. Di conseguenza, nessun elettore, nemmeno il più esperto, sarà in grado di dire in modo circostanziato quale sia la sua posizione in merito. E l'astensione la farà da padrona. (…) Se si vuole cambiare, occorre impegnarsi insieme a ridisegnare un assetto di regole condivise che sostengano il rinnovamento dell'Italia; è ciò che molti prefigurano come una nuova fase costituente. Costoro, senza precondizioni, un dialogo e un lavoro lo hanno già iniziato; e nessun monosillabo – certamente il No ancor meno del Sì - potrà fermare il desiderio e lo sforzo di incidere sugli assetti del Paese fino a toccare, per migliorarla, anche la sua dimensione costituzionale".
Comunione e Liberazione prende invece una esplicita posizione per il "Si" attraverso un appello pubblicato dal settimanale Tempi e promosso da Gianni Baget Bozzo e Luigi Amicone: "La nuova Costituzione", si legge sul documento, "stabilisce che la nazione viene prima della Costituzione, la società prima dello Stato, la libertà prima dei suoi vincoli. Elimina il concetto che la società italiana aveva bisogno di essere redenta dal suo passato e che il suo diritto era legittimato solo dall'antifascismo. Con essa i cittadini diventano, con il loro consenso, il principio della decisione, il popolo e la sua libertà sono la Costituzione vivente. Finisce la partitocrazia, cioè la concezione che il popolo diviene libero cedendo ai partiti la scelta delle decisioni. Cade il concetto che solo i partiti che hanno votato la Costituzione del '48 sono legittimati a interpretarla ed eventualmente a mutarla". I primi firmatari dell'appello sono: Roberto Formigoni, Giancarlo Galan, Mario Mauro, Maurizio Lupi, Giovanni Cantoni, Marta Sordi, Santo Versace, Franco Zeffirelli, Giuliano Ferrara, Maurizio Belpietro.
7 Sguardi lasciati:
ma perche perche mai vuoi che il clero parli anche di costituzione??? non parlano gia troppo?
W Grillo!
Be', trovo sia più che giusto che la chiesa non abbia nulla da dire in merito alla riforma costituzionale: come ha detto Grillo, non sono in ballo principi etici o morali, per i quali la chiesa debba sentire il dovere di intervenire.
Non è un principio etico che tutti i cittadini abbiano diritto allo stesso trattamento in materia di essistenza sanitaria? O "garantire il minimo" è sufficiente, e poi se la regione è più ricca meglio per i suoi cittadini?
Ci preoccupiamo degli embrioni e dei diritti dei poveri cristi già formati e già nati ce ne freghiamo?
sapevo che andavi a finire la..
tutto, alla fine, e etica. e la chiesa ha sempre diritto-dovere di intromissione.
Davvero: preche lo vuoi???
Tutti abbiamo il diritto di "intrometterci" in questioni pubbliche (non si chiama "esprimere un opinione"? dovrebbe essere scritto nella costituzione). Anzi, tutti abbiamo il DOVERE di farlo. La politica è una cosa troppo importante per lasciarla ai politici!!! Quello che è sbagliato non è che i preti (o i vescovi, o il papa) parlino, ma che la loro opinione sia ritenuta verità assoluta, e che schiere di burattini si voltino all'unisono appena viene indicata una direzione. E' chiaro che la mia opinione non conta nulla rispetto a quella del vescovo numero 1, ma proprio per questo il vescovo numero 1 ha una responsabilità enorme, qualsiasi cosa dica! Per fortuna ho un cervello e si spera ce l'abbiano tutti, per giudicare ogni cosa che viene detta, da chiunque, da qualsiasi altezza.
Sembrava quasi di doverti rispondere, ma per fortuna me la cavo con concordo.. A parte che preferirei se quelli che hanno una responsabilita assurda parlassero proprio per questo molto di meno. Ma e utopia oggi qui.
Cosi spero che almeno il parlamento diventi adesso piu sordo a quelle voci, un scatto di reni spero.
E se un prete dice: e roba di cesare, io rispondo si.
> Non è un principio etico che tutti i
> cittadini abbiano diritto allo
> stesso trattamento in materia di
> essistenza sanitaria?
Non tanto perché la chiesa debba sentirsi in dovere di "scomodarsi".
Non può esistere una posizione ufficiale della chiesa in tal senso, in quanto ogni punto di vista sulla questione è interamente soggettivo e trasversale rispetto agli insegnamenti etici della religione cattolica.
> O "garantire il minimo" è
> sufficiente,
> e poi se la regione è più ricca
> meglio per i suoi cittadini?
Io voterò per il no, ma trovo sia giusto che una regione più ricca non debba fare assistenzialismo ad una più povera: va bene la redistribuzione del reddito, ma quella si fa con le tasse nazionali, se le regioni potessero sempre contare sui soldi provenienti da quelle più ricche, che interesse avrebbero a diventare ricche a loro volta? Che interesse avrebbero a non sperperare quattrini al vento, piuttosto che utilizzarli per fare il lavoro che andrebbe fatto? Come sai sono campano, puoi quindi dedurre che non sono certamente di parte.
> Ci preoccupiamo degli embrioni e dei
> diritti dei poveri cristi già
> formati e già nati ce ne freghiamo?
Queste domande dovresti farle al tuo prete, visto che sei credente. Io, dal mio canto, gradirei che la chiesa parlasse ancora di meno di quel che fa.
Posta un commento
<< Home