01 agosto 2008

Un nome e un rito

Tra qualche giorno partirò per un campo-scuola con i ragazzi della cooperativa in cui faccio servizio. Il mio parroco ha partecipato ad alcune delle nostre riunioni per organizzare il programma. Lì per lì ha partecipato con sincero coinvolgimento, anche se c'è stata un po' di discussione quando siamo finiti a parlare dei ragazzi rom e lui ha sentenziato che "è nella loro cultura rubare".
Poi stamattina lo incontro mentre esco di casa, di fronte alla porticina della Caritas parrocchiale. Avevo la testa infilata nella borsa per controllare di aver preso tutto, e quando mi ha salutata ho capito che voleva parlarmi. Mi ha fatto notare che in tutto il campo-scuola non è stata messa in programma nemmeno una riflessione su quello che ha detto il Papa a Sidney, e nemmeno un momento di preghiera comunitaria. Gli ho risposto che ci penseremo e sono corsa a prendere il treno.

Adesso sto qui seduta e mi domando: ma che ha detto il Papa a Sidney?
Ho cercato qua e là su internet, e alla fine ho scoperto che ha detto un sacco di cose interessanti. Che la guerra fa schifo, che i preti pedofili sono una vergogna e vanno perseguiti (ma chi lo impedisce?), che bisogna prendere sul serio le minacce all'ambiente, che bisogna rispettare il prossimo, abolire le armi, accogliere i fratelli immigrati eccetera eccetera. Che poi sono le stesse cose che dico io. Che diciamo tutti! ...sono le stesse cose di cui abbiamo discusso alle riunioni per preparare il programma del campo-scuola, e su molte di queste cose faremo riflettere i ragazzi.
Ma allora perché il nostro parroco si preoccupa che si nomini il Papa e che si faccia preghiera comunitaria?

Poi mi sono risposta da sola. Forse del Papa è rimasto un nome e un rito?

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