23 aprile 2007

Il giornalismo esiste, nonostante l'Italia

Ieri sera c'era Biagi in televisione.
La domenica sera è l'unico giorno della settimana che guardo la televisione, ed ogni volta che la accendo in altri orari mi convinco sempre più che faccio benissimo. Dopo Fazio attendevo il nuovo scoop di Report. Report è fantastico: ogni puntata sarebbe la miccia per una vera e propria rivoluzione ovunque, tranne che in Italia. E' un po' come quando Grillo è andato a parlare all'assemblea della Telecom: ha sputato in faccia a tutti le cose come stanno veramente; appena è uscito dalla stanza, amministratori consiglieri e azionisti hanno proseguito secondo programma, come se non avesse parlato nessuno.
Diceva Bertolt Brecht: "Chi si batte può perdere, chi non si batte ha già perso".
Finisce Fazio ed invece di Milena mi trovo in TV un miracolo vivente: Enzo Biagi, 87 anni. Una persona che quando parla di fascismo, c'era. Quando parla di resistenza, c'era. Quando parla della politica italiana, c'era dall'inizio e faceva il giornalista sin da allora. Inizia la sua nuova trasmissione, Rotocalco Televisivo. Le sue prime parole quasi commuovono anche me:

«Buonasera, scusate se sono un po' commosso e magari si vede. C'è stato qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni. C'eravamo persi di vista, c'era attorno a me la nebbia della politica e qualcuno ci soffiava dentro... Vi confesso che sono molto felice di ritrovarvi... [...]
Ci sono momenti in cui si ha il dovere di non piacere a qualcuno, e noi non siamo piaciuti. [...] Dall'ultima volta che ci siamo visti, sono accadute molte cose. Per fortuna, qualcuna è anche finita. [...] Personalmente sono convinto che quello che manca agli italiani è la speranza. Posso fare soltanto una promessa. Mia madre, terza elementare, mi diceva: Mai dire bugie. Ho sempre cercato e cercherò di darle ancora retta».

La trasmissione inizia parlando dei morti ammazzati dalla Camorra, poi passa ai drammi della mancanza di case popolari (Italia 4%, Francia 9%, Inghilterra 21% se ricordo bene) e così via... interviene Paolo Rossi per dirne due a "Andrea Giuliotti" su come ha amministrato il condomio Italia per 50 anni... poi si parla della resistenza come se ne dovrebbe veramente parlare... va in onda un'intervista che Biagi stesso fece a Primo Levi nel 1981 e poi viene invitato in studio il giudice Gherardo Colombo, protagonista dei casi P2, Mani Pulite e dei processi a Berlusconi, un PM al quale bisognerebbe intitolare le piazze e che invece è stato accusato di golpe e infamato dai politici messi sotto indagine.

Ero stanchissima ma sono rimasta sveglia fino alla sigla finale, poi sono letteralmente svenuta sul cuscino. Scrivo questo post anche per ringraziare Rai Tre, che ci continua a dimostrare che il giornalismo esiste ancora.

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1 Sguardi lasciati:

Anonymous Anonimo ha annotato...

Non ho visto Biagi, ieri. Ormai la TV la accendo sempre più di rado, a volte solo il tempo di far colazione la mattina, così, per tenermi compagnia.

Mi rammarico di non averlo fatto, ieri sera...

87 anni, non son pochi. Speriamo che non ci siano altri "inconvenienti tecnici" a mettergli i bastoni tra le ruote...

Rivoluzione, dici. Ci siamo quasi, la percepisco nell'aria. Sarà probabilmente sotto forma di guerra civile: gli stufati contro i pecoroni. Ma ci sarà.

aprile 23, 2007 1:01 PM  

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