14 febbraio 2008

Magari fosse vero

Riuscendo in un solo colpo a insultare tutte le persone affette da sindrome di Klinefelter, tutti i loro genitori, i medici dell'ospedale dove si era recata la mamma che doveva praticare l'aborto e soprattutto riuscendo a dare dell'assassina a quella stessa mamma, quell'imbecille di Giuliano Ferrara è riuscito ad annunciare che si sottoporrà ad analisi perché sospetta di avere anche lui quella malattia genetica. Riporto da Repubblica.it:

"Mi sottoporrò alle analisi del sangue perchè penso di avere la sindrome di Klinefelter": lo ha detto il direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara, intervistato da Maurizio Belpietro su mattina 5, facendo riferimento alla donna che ha abortito nei giorni scorsi al Policlinico di Napoli alla quale era stato diagnosticata una malformazione del feto legata alla sindrome di Klinefelter. Questa sindrome, dice Ferrara, è dovuta a un difetto dei cromosomi che determina tra l'altro un'alterazione degli organi sessuali; "e siccome ho testicoli piccoli e grandi mammelle - ha aggiunto - farò le analisi".

Se Ferrara avesse la sindrome di Klinefelter si spiegherebbero molte cose, visto che la sindrome causa anche ritardo mentale (di entità variabile), riduzione delle capacità di apprendimento, difficoltà nel leggere, scrivere e parlare e disturbi psicologici conseguenti. Insomma sapremmo che tutte le STRONZATE che spara sono causate da un handicap, e ci sentiremmo tutti molto più tranquilli.

Spero che la manifestazione delle ragazze di Napoli li travolga tutti. Trogloditi.

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13 febbraio 2008

Forze dell'ordine superiore

Un blitz all'ospedale con sequestro del feto? Quando me l'hanno raccontato non volevo crederci. Siamo completamente impazziti. Ho bisogno di aria nuova, di camminare senza dover giustificare di esistere e di essere me stessa. Ma forse sogno a occhi aperti.

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08 febbraio 2008

Faccia a Faccia

Ieri ad Annozero è successa una cosa straordinaria! E cioè in studio una persona del popolo (anzi più di una) hanno avuto la possibilità di interagire con alcuni politici (Furio Colombo, Franceschini, la Prestigiacomo...) senza nessun filtro, senza nessun intermediario, senza dover ricorrere a domande prestabilite!
Mi spiego. Solitamente il politico va da Vespa o a Ballarò o ad Annozero. Si siede e c'è un argomento, sul quale si è preparato (o forse no, ma comunque sapeva che si parlava di quello). Il conduttore passa la parola da un politico all'altro, ognuno dice la sua, elude la domanda o litiga con quello della fazione opposta. Il ruolo del cittadino, di norma, è relegato a intervistato in uno dei filmati di intermezzo oppure a spettatore che applaude a comando. Ed è strategico che sia così, perché se ad esempio un ricercatore universitario si trovasse davanti un politico che alla domanda: "ma si rende conto che per la ricerca in Italia vengono stanziati fondi pari a un quarto di quello che si spende per una rata di eurofighter?" gli risponde con statistiche, strategie politiche, inflazione, dovere nei confronti di impegni internazionali... beh il ricercatore gli risponderebbe: "ma smettila di dire boiate!!!"

...E infatti è successo così! Anzi, peggio (o meglio, dipende dai punti di vista). Perché i ragazzi ospiti da Santoro erano un operaio sopravvissuto alla tragedia della Tissen e un giovane cittadino (un po' fascistello, ma ai fini della puntata non aveva peso) che abita da anni in un palazzo con intercapedini di amianto senza che nessuno faccia nulla. Quando la contessina gli ha dato la possibilità di esprimersi, dopo circa un'ora che si parlava solo della scelta strategia di Walter di correre da solo e di come andranno le elezioni, il giovane operaio della Tissen ha espresso apertamente le sue opinioni sul comportamento dei parlamentari al senato (sputi, festeggiamenti con spumante, cartelli di protesta, mortadella...). L'altro addirittura si è spazientito, di fronte a loro ha ammesso di essersi rotto i cosiddetti, che erano solo chiacchiere, che se si togliessero duemila euro ciascuno dallo stipendio averbbero in un mese risolto il suo problema e quello di tutto il suo condominio, dove gli amici si ammalano di cancro e muoiono in attesa di un intervento dello stato.

I politici non erano abituati a una cosa del genere, cioè ad un poveraccio qualunque che pone loro questioni serie in maniera diretta, rivolgendosi a loro per nome e chiamandoli in casa, e infatti come hanno reagito? Rispondendo a Santoro! Cioè come se il poveretto non fosse in sala, hanno commentato che certe reazioni erano esagerate, che c'è la politica buona, che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Al che il ragazzo del condominio dove il cancro è quotidiano ha chiesto la parola e di nuovo li ha chiamati per nome e ha fatto nuovamente presente che stavano chiacchierando ancora una volta di massimi sistemi e di cose che al cittadino non gliene frega niente.

Mentre ridacchiavo sul letto, non potevo fare a meno di immaginare che nei prossimi due-tre mesi ci aspetta la campagna elettorale. Tre mesi di vuoto assoluto, faccioni giganti e spot televisivi vergognosi. Non sono preparata.

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02 febbraio 2008

Psicologia, ci vuole

Ieri ho ascoltato uno psicologo che interveniva in un forum dedicato alla "presa di coscienza di sé" dei ragazzi dai 7 ai 12 anni. Cioè dei ragazzi con i quali faccio servizio il sabato.
Ci siamo andati tutti insieme, e quando è intervenuto lo psicologo, avrei avuto voglia di alzarmi e andare a fare una passeggiata. Le sue analisi sulla realtà dei ragazzi e la sua relazione su come man mano si costruisce la loro personalità era tecnicamente impeccabile, e anche condivisibile. Le sue conclusioni, no.
Ad un certo punto della conferenza, ha spiegato che è critico nei ragazzi il passaggio dalla fase dell'Ego a quella del Noi, e cioè il passaggio da un'età nella quale si pensa solo a se stessi, alla propria individualità e alla propria affermazione, ad un età dove si percepisce la necessità di assumersi la responsabilità del prossimo, di chi è al di fuori di se stessi, dell'altro. Questo passaggio -diceva lo psicologo- è fondamentale, perché solo quando una persona ha realizzato che può assumersi la responsabilità del prossimo allora nasce la sua dimensione "globale", cioè inizia a svilupparsi la coscienza di far parte di un unico mondo.
Purtroppo questa analisi era seguita da esempi concreti piuttosto discutibili, e cioè l'arguto psicologo ha iniziato a prendersela con la disgregazione della famiglia tradizionale, la scomparsa del senso di appartenenza ad uno "stato" eccetera eccetera... insomma si capisce cosa può aver detto in proposito: che se i ragazzi si ritrovano a vivere sempre più in queste famiglie "alternative", finisce che non sviluppano il senso di responsabilità verso il fratello, la sorella, i propri parenti... e poi si finisce che se ne fregano del mondo.
Mi sono chiesta: ma non sarà proprio il contrario? E cioè: se io fossi parte di una famiglia "non tradizionale", cioè magari con due mamme conviventi, un fratello acquisito e una sorella adottata, non sarebbe un ambiente ancora più educativo per il mio senso di responsabilità verso il prossimo? Immagino che imparare ad avere a cuore una bambina che non è veramente mia sorella, ma la figlia dottiva della compagna di mia madre, sia ancora più formativo. Ma non sono una psicologa, e quindi dopo averlo ascoltato per un po', ho deciso che mi stavo annoiando.
Così sono uscita, proprio mentre disquisiva di come i media ci spappolano il cervello e del povero Papa che non ha parlato alla sapienza.

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