28 agosto 2008

D'accordo, ogni tanto

Cavolo. Oggi ho comprato l'Unità. La nuova direttrice e le polemiche annesse mi avevano un po' incuriosita. Ho trovato un articolo sulla "nuova scuola" secondo la ministra Gelmini. Tra le altre cose, vuole reintrodurre l'insegnamento dell'educazione civica.
Ora, io non so se quest'idea proviene da progetti di riforma ereditati dai governi precedenti o se è farina del suo sacco. Non so nemmeno se inserire "educazione civica" come materia può essere utile oppure dannoso. Quello che so, è che c'è bisogno di maggiore responsabilità civile in Italia, che siamo un paesello di egoisti che badano troppo al loro piccolo tornaconto. E che questo è l'opposto di quello che intendo per atteggiamento adulto nei confronti del proprio paese.
Educazione civica dovrebbe essere inserita nei programmi di storia, di geografia e di italiano. I ragazzi dovrebbero apprenderne le basi tramite l'esempio di figure importanti, che non sono certo la maggioranza di quelle che si vedono in televisione... o in parlamento.
Insomma quasi quasi sono d'accordo con la Gelmini.
La cosa un po' mi spaventa... non starò mica degenerando? ...non mi risveglierò mica veltroniana?

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24 agosto 2008

L'educazione

Poche parole, sono appena tornata dalla settimana di volontariato. Ho trovato queste parole in un bollettino web, e mi sono sentita rincuorata.

"L'educazione e' il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilita' e salvarlo cosi' dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l'arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell'educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balia di se stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione d'intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d'imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti." - Hanna Arendt

Ho imparato a giocare a scacchi!
Voglio comprare una scacchiera e sfidare il mondo.

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06 agosto 2008

Al mare a leggere di strategie politiche occulte

Ho ancora qualche giorno per raggiungere il grado minimo di abbronzatura necessario per non essere considerata un topolino da laboratorio. E così, ogni tanto, scappo al mare.
Piuttosto rumoroso e affollato, il mare. Pieno di tutto ciò che non mi piace del mare. Ma è sempre mare, e con un paio di occhiali da sole, un lettore mp3 e una rivista si riesce a godersi la brezza che spira dal bagnasciuga e il tepore dell'estate sulla pelle.

Ho notato che il mare risveglia la voglia di leggere dell'italiano medio. Anche chi solitamente lascia languire i libri sul comodino, d'estate si dedica alla scoperta (o riscoperta) dei libri. Purtroppo Moccia è sempre il più quotato.
A me capita il contrario. Quando sono al mare, leggere un libro non mi rilassa. Sarà il caldo, la sabbia tra le pagine (ahhhh), il fatto che ogni quindici minuti vado a fare un bagno e poi non posso bagnare il libro. O il riverbero del sole sulle pagine bianche. Oppure semplicemente il fatto che sono abituata a leggere ovunque, altrove. In spiaggia divoro riviste femminili. Quelle che di solito non compro ma che rubo alle colleghe o che sfoglio quando sono in sala d'attesa dal dentista. Sull'ultimo numero di Anna ad esempio c'era Travaglio che parlava di Bossi, di quel ciuchino di suo figlio e del fatto che vuole riformare le scuole in modo che al nord insegnino solo docenti del nord.

Sembra che sia una tendenza diffusa. Quando un politico ha un problema personale, non lo risolve personalmente, preferisce far dono della sua "soluzione" a tutta la nazione. Chi ha problemi con le intercettazioni, le elimina per tutti. Chi deve essere processato, rinvia i processi a tutti. Chi evade il fisco legalizza le frodi fiscali o le depenalizza. E così anche Bossi adesso propone una riforma scolastica perché gli hanno bocciato il figlio per la terza volta.
Forse il loro obiettivo è stressare la nazione, in modo che per reazione si finisca per concedere loro ogni attenuante. Meglio non processarli che far loro riformare i processi. Meglio promuovere i loro figli che far loro riformare gli esami. E così via.
Funzionerà?

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01 agosto 2008

Un nome e un rito

Tra qualche giorno partirò per un campo-scuola con i ragazzi della cooperativa in cui faccio servizio. Il mio parroco ha partecipato ad alcune delle nostre riunioni per organizzare il programma. Lì per lì ha partecipato con sincero coinvolgimento, anche se c'è stata un po' di discussione quando siamo finiti a parlare dei ragazzi rom e lui ha sentenziato che "è nella loro cultura rubare".
Poi stamattina lo incontro mentre esco di casa, di fronte alla porticina della Caritas parrocchiale. Avevo la testa infilata nella borsa per controllare di aver preso tutto, e quando mi ha salutata ho capito che voleva parlarmi. Mi ha fatto notare che in tutto il campo-scuola non è stata messa in programma nemmeno una riflessione su quello che ha detto il Papa a Sidney, e nemmeno un momento di preghiera comunitaria. Gli ho risposto che ci penseremo e sono corsa a prendere il treno.

Adesso sto qui seduta e mi domando: ma che ha detto il Papa a Sidney?
Ho cercato qua e là su internet, e alla fine ho scoperto che ha detto un sacco di cose interessanti. Che la guerra fa schifo, che i preti pedofili sono una vergogna e vanno perseguiti (ma chi lo impedisce?), che bisogna prendere sul serio le minacce all'ambiente, che bisogna rispettare il prossimo, abolire le armi, accogliere i fratelli immigrati eccetera eccetera. Che poi sono le stesse cose che dico io. Che diciamo tutti! ...sono le stesse cose di cui abbiamo discusso alle riunioni per preparare il programma del campo-scuola, e su molte di queste cose faremo riflettere i ragazzi.
Ma allora perché il nostro parroco si preoccupa che si nomini il Papa e che si faccia preghiera comunitaria?

Poi mi sono risposta da sola. Forse del Papa è rimasto un nome e un rito?

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