Vorrei dedicare una pagina di questo blog all'
odio.
Da tempo ho maturato la convinzione che qualsiasi cosa scaturisca dall'odio sia una
grandissima stronzata. L'odio è un sentimento che andrebbe bandito dal mondo, è una reazione velenosa e pericolosa, irrazionale quanto l'amore che è il suo opposto, ma indirizzato al male. Eppure c'è chi si vanta di odiare, chi nobilita l'odio, chi addirittura ne decanta le lodi come forza motrice. E' facile distinguere quando un commento, un guidizio, un'opinione è dettata dall'odio (anziché dalla rabbia, ad esempio). Perché l'odio genera violenza, causa ferite. Dolore. Enzo Biagi una volta disse che bisogna sempre parlare delle altre persone come se fossero nostri fratelli o sorelle, della nostra famiglia. Si può anche parlarne male, ma questa regola la trovo incantevole... forse perché non sarei mai capace di odiare la mia famiglia.
Esistono modi nonviolenti di agire, nonviolenza non vuol dire fare a meno della rabbia, o della forza, o della volontà. O dell'efficacia. Significa fare a meno dell'odio. Un articolo o un commento non sono meno "incisivi" senza essere intrisi di odio. Ma c'è chi non la pensa così.
C'è anche chi pensa che il contrario di essere incisivi non sia odiare. Ma anche essere vigliacchi è violenza. Anche non prendere parte, sparare la propria opinione quando conviene. Anche dire "me ne frego", che diceva Don Lorenzo Milani è il contrario esatto di
I Care.
Su un libriccino ho letto di Cesare Pavese che diceva: chi odia gli altri odia se stesso. Io credo che si odia qualcuno quando lo si teme, e mi stupisco quando qualcuno dimostra di temere me.
In ogni caso è da un po' ormai che leggendo giornali, riviste, blog sto diventando... insofferente all'odio. Leggo un articolo e mi rendo immediatamente conto che c'è dell'odio dietro, strisciante, maligno, a volte sfrontato. Una voglia di fare del male senza ragione. Poi spesso spiego a me stessa che una ragione c'è: qualcuno paga per alimentare l'odio, a qualcuno fa comodo. Ma altre volte non c'è giustificazione. Se si tratta di un blog ad esempio, o di una rivista gratuita, o di una mail speditami da un amico... o di un discorso, che viene fatto in fretta e il cui ricordo svanisce veloce... cosa giustifica l'odio? Nel frattempo resta la ferita, il risultato dell'odio.
Le notizie sono le stesse che leggono tutti.
Monaci pacifisti morti ammazzati perché protestano contro una dittatura; Mastella (sempre lui!)
che si arrabbia perché c'è una campagna con fini politici contro di lui. E poi i miei siti preferiti, i commenti dei miei amici, le persone che mi stanno intorno.
Mi chiedo se sono anche io parte di questo sistema, con questo piccolo diario personale, scritto da me per me. In un mondo di giornalisti, presunti tali, blogger professionisti, grandi scrittori... Io me ne sto qui a mettere online i miei pensieri sconclusionati, lasciando tutti liberi di leggerli e di commentarli. C'è dell'odio anche in questo, come in tutto ciò che leggo?
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